Prof. Sergio Minucci
da Riccardo Pierantoni
Mai avrei pensato di dover ricordare il Prof. Sergio Minucci, Ordinario di Biologia Applicata, ora Biologia Cellulare ed Applicata, prematuramente scomparso. Sergio, infatti, è stato un mio studente sia nel Corso di Laurea in Scienze Biologiche alla fine degli anni settanta (in quella che ora è l’Università Federico II) che nel Corso di Dottorato di Ricerca in Endocrinologia Comparata (Sede Amministrativa, Università di Padova, Coordinatore Prof. Lorenzo Colombo), dopo essersi laureato seguendo gli insegnamenti del Prof. Rakesh Kumar Rastogi, Professore Ordinario di Zoologia, allievo del Prof. Giovanni Chieffi, presso il Dipartimento di Zoologia. Francesco Argenton ha affettuosamente ricordato Sergio durante il Dottorato.
Egli ha fatto parte di quella che il Prof. Chieffi, da cui origina il gruppo dei Biologi della Seconda Università di Napoli (ora Università della Campania “Luigi Vanvitelli”), chiamava la sua seconda generazione, dopo una prima generazione costituita dai Proff. Lupo, Botte, Delrio, Rastogi e d’Istria. Frequentavamo, usufruendo di due “tavoli di studio” (titolari Chieffi ed il sottoscritto), la Stazione Zoologica di Napoli insieme a Mauro D’Antonio (che avrà una brillante carriera alla “Serono”), Bruno Varriale e Loredana Di Matteo (entrambi scomparsi). Iniziammo lì, nel 1983, una felice avventura di “ricerca” alla quale, quasi immediatamente, aderì anche Silvia Fasano, dopo un periodo trascorso presso la “Torre Biologica”. Fu un periodo di grande crescita e maturazione.
Alla Stazione Zoologica incontravamo scienziati del calibro di Alberto Monroy, Roger Gosden, Antonio Giuditta, Howard Bern, Aubrey Gorbman; venivano a collaborare con noi allievi del Prof. Piet Van Oordt (Utrecht, Olanda) , del Prof. Dick Peter (Edmonton, Canada) e ricercatori dall’Australia; avemmo modo di crescere ancora di più grazie alla Presidenza del Prof. Gaetano Salvatore. Imparammo che il vero ricercatore è per definizione “rivoluzionario” e deve essere eretico. I dogmi scientifici devono essere scardinati per creare nuovi modelli.
Oggi parlare di meccanismi autocrini e paracrini è “normale”, ma negli anni ottanta dire che un ormone può essere un bioregolatore che non circola nel torrente sanguigno era un’eresia. Da studiosi delle “Comunicazioni Cellulari” partecipammo alla rivisitazione, che era in corso, del concetto di “ormone” scardinando la definizione che veniva data dagli Endocrinologi di allora e ripristinando quello che Sterling affermava: “ormone da ὁρμάω è qualsiasi bioregolatore in grado di “stimolare”, senza tener conto né dell’origine ghiandolare né della via di comunicazione”. Noi studiavamo la possibilità che un fattore ipotalamico, il GnRH (fattore di rilascio delle gonadotropine), non solo si trovasse altrove, cioè nel testicolo, (altro dogma da scardinare) ma che avesse importanti attività regolative nella steroidogenesi e nella spermatogenesi agendo con modalità paracrina/autocrina. Lo studiavamo in tutte le classi di Vertebrati, perché se un meccanismo si afferma evolutivamente, ciò significa che è un meccanismo-cardine della Fisiologia.
Il contributo di Sergio nella scoperta che il GnRH promuovesse le mitosi spermatogoniali fu fondamentale. Lo ricordo chino al microscopio per determinare l’indice mitotico degli spermatogoni, essendo egli un grande osservatore ed ottimo microscopista. I preparati istologici di Sergio erano dei veri “quadri”, opere di grande qualità e precisione. Ugualmente fondamentale furono i suoi dati, sempre relativi all’indice mitotico, per capire che anche l’estradiolo (considerato un “ormone femminile”) era uno stimolatore paracrino delle mitosi spermatogoniali. Anche in questo caso, partecipammo significativamente a scardinare il “dogma” relativo alla classificazione degli ormoni allora divisi in “maschili” e “femminili”. Fummo, poi, “chiamati” tutti presso la Prima Facoltà di Medicina e Chirurgia di quella che diventò dopo pochi anni l’Università Federico II e iniziò la nostra avventura nell’Istituto di Fisiologia Umana che divenne Dipartimento di Fisiologia Umana e Funzioni Biologiche Integrate “Filippo Bottazzi” ed in ultimo Dipartimento di Medicina Sperimentale (nella Seconda Università di Napoli). Qui ho un ricordo molto significativo del carattere di Sergio. Infatti nell’Istituto di Fisiologia si diceva che non c’era molto spazio per un gruppo così numeroso. Istituito il Dipartimento,
per magia, furono individuati spazi sufficienti…ma non c’erano fondi immediatamente usufruibili per allestire laboratori e studi. Sergio ed altri volenterosi, fra cui Silvia Fasano e Bruno Varriale, si armarono di cappello da muratore e pennello e resero gli spazi fruibili. Ricordo anche un collega “buontempone” (di cui ovviamente non farò il nome) che disse a Sergio: “quando hai finito, puoi passare a dare una rinfrescata al mio studio?”…poverino…, non aveva capito quanto il Prof. Sergio Minucci, costruendo materialmente il luogo ove studiare e lavorare, fosse dedito all’Istituzione e quanta passione e determinazione avesse per la sua attività di Ricercatore e poi di Docente.
In quei locali, e poi nel Dipartimento di Medicina Sperimentale, hanno avuto modo di formarsi la Prof.ssa Gilda Cobellis, la Prof.ssa Rosaria Meccariello (ora Ordinario presso l’Università Parthenope), la Dott.ssa Ismene Serino, la Dott.ssa Teresa Chioccarelli e la Prof.ssa Rosanna Chianese. Divenuto Professore Ordinario, Sergio ha continuato a dedicarsi alla Ricerca conseguendo risultati di valore internazionale, sempre principalmente nel campo della Biologia della Riproduzione, con particolare riferimento all’inquinamento ambientale, alla Didattica e all’amministrazione dell’Ateneo come Delegato del Rettore per l’Internazionalizzazione (Rettori: Grella, Rossi, Paolisso e Nicoletti) senza mai sottrarsi ai suoi compiti ed aveva iniziato a creare una sua “Scuola” dedicandosi alla formazione del Dott. Massimo Venditti.
Ci stringiamo tutti nel cordoglio e nel suo ricordo ringraziando i Colleghi dell’AIBG, alla cui crescita Sergio ha contribuito dalla fondazione partecipando anche all’organizzazione del primo Congresso di Capri, che lo hanno ricordato con parole di affetto e stima.
Silvia Fasano
Gilda Cobellis
Rosaria Meccariello
Teresa Chioccarelli
Ismene Serino
Rosanna Chianese
Massimo Venditti
Riccardo Pierantoni
Ricordo personale di Anna Gallone
Non desidero mettere in evidenza le qualità scientifiche e accademiche di Sergio, che comunque tutti conoscono, desidero evidenziare soprattutto le sue doti umane!
Un’amicizia, la nostra, nata durante il IX Congresso AIBG, a Massa Lubrense, nel lontano 2006, e consolidata durante quasi venti anni. La conoscenza di Sergio ha arricchito prima di tutto la mia persona e non secondariamente, la mia attività lavorativa. Sergio è sempre stato disponibile con me e con i miei collaboratori, mai negativo durante il suo operato e nel suo manifestarsi, ma sempre propositivo e incoraggiante. Lo era anche quando doveva essere più critico, e soprattutto aveva sempre modi gentili. Era un galantuomo Sergio.
La sua missione di vita era aiutare i giovani a migliorarsi e non da ultimo anche i suoi colleghi con meno esperienza. Era un giramondo Sergio, sia nel portare avanti i progetti Erasmus della sua università, sia nella sua vita privata. Incontrarci ai congressi era sempre una vera gioia, ma incontrarci per caso in Uzbekistan l’anno scorso, ad agosto, durante le nostre rispettive vacanze, è stato ancor più bello e sorprendente!
iao amico mio, perderti è una delle situazioni più difficili da affrontare!
Sarà difficile riuscire a non far partire la telefonata per avere tue opinioni o consigli, o anche solo una buona parola! Quando qualche giorno fa mi hai risposto che mi avresti chiamato tu per darmi tue notizie, ho avuto il serio timore che qualcosa non andasse per il giusto verso! Voglio ricordarti con un sorriso, perché sono sicura che tu avresti voluto così!
Ricordo personale di Giacomo De Leo
È sempre difficile accettare simili perdite ancor più perché oltre ad essere premature, come qualcuno ha già detto, appaiono ingiuste!
Sergio Minucci era per me uno dei “giovani”, e per questo ne soffro nel parlarne oggi, ma la triste notizia ha richiamato alla mente incontri e poche considerazioni che desidero condividere con voi ed in particolare con coloro che gli hanno voluto bene.
Ho avuto il piacere di conoscere Sergio Minucci quando ancora studiava per perfezionare le proprie competenze di biologia dello sviluppo ed in particolare sulla endocrinologia della riproduzione dei vertebrati; nell’alveo della Scuola di Napoli tanti erano gli stimoli scientifici, fervevano le attività e Sergio si mostrava sempre con grande gentilezza, mai disattento ma piuttosto curioso e pronto a cogliere al volo l’essenza delle interazioni e sperimentazioni affrontate all’interno del gruppo di Chieffi, Pierantoni, D’Istria. Allora mi incuriosiva Sergio, sempre sorridente, spesso spiritoso, tutte le volte che capitava di essere insieme nello svolazzare tra un argomento e l’altro, nell’ascoltare più voci scientifiche, nel seguire le tante attività organizzative che si succedevano, sembrava distratto come se non avesse seguito, salvo mostrare alla bisogna non solo di avere seguito ma di avere percepito l’essenza dei contenuti ascoltati su cui dibatteva con entusiasmo e profondità. Nel tempo, quando seguivo “da vicino” le evoluzioni delle sedi e del nostro BIO/13 (oggi ex almeno nella sigla), ho avuto modo di confermare le mie positive impressioni su Sergio e di consolidare la mia stima che inevitabilmente, nel frattempo, diveniva praticamente unanime nel nostro settore e non soltanto.
Sergio è stato un Collega che non ho frequentato lungamente ma di cui, fin dai primi momenti di conoscenza, ho apprezzato il tratto, il modo di fare e di rapportarsi con gli altri sempre con leggerezza. In ogni occasione di incontro si è mostrato affabile e gentile, con me direi affettuoso, pronto a supportare chiunque, capace di rendersi subito utile, pronto a trovare parole che potessero rasserenare momenti di tensione; ma soprattutto già con l’aspetto e l’atteggiamento manifestava la sua disponibilità verso gli altri e la sua signorilità: si, era proprio un Signore!
Io, oltre alla stima, ne serberò il sorriso aperto e l’abbraccio che era solito darmi quando mi incontrava. Un abbraccio a tutti gli Amici e Colleghi della sede napoletana a cui chiedo la cortesia di fare giungere alla Famiglia di Sergio Minucci le condoglianze e la mia vicinanza.